Ritratti a memoria – Laura

Abbiamo preparato insieme anche altri esami, poi l’ho persa di vista, è tornata a Palermo, io mi sono sposata prematuramente, poi anche lei si è sposata, ci sentivamo qualche volta, è venuta una volta  a trovarmi a Genova dove nel frattempo mi ero trasferita e io sono andata a trovarla nella sua casa di S. Lorenzo nel periodo in cui abitava da sola.

Gli anni sono passati ma era rimasto in me  il ricordo di un’amica che sicuramente nel momento in cui l’avrei re-incontrata saremmo riuscite a ritrovare il filo che ci aveva legate anche se per un  breve periodo. A volte quando tornavo a Roma per qualche giorno la cercavo, ma solo una volta ero riuscita ad incontrarla, era sempre molto occupata. Una mattina, era il 1999, siamo andate insieme a vedere Sant’ Ivo della Sapienza che dai tempi dell’università non avevo più rivisto, allora studiavo il Borromini con grande passione,  ricordo che per me era stata una scoperta e una sorpresa quel campanile a spirale, e con Margherita che io chiamavo  Marghe ci siamo incantate nuovamente di fronte a tanta bellezza. Poi nel 2002 ho iniziato a venire a Roma con una certa regolarità, avevo preso, dopo la morte di mio padre, una piccola casa a S. Lorenzo. La scelta del quartiere era legata sicuramente agli anni dell’Università, alla conoscenza di quelle strade, di quelle piazze e dei suoi ristoranti,  ma penso che l’idea di poter più facilmente incontrare Margherita era stata molto presente nella mia decisione. Di fatto l’ho incontrata con Roberto lungo la strada che costeggia il giardino, rivedersi ha permesso un riaccendersi dell’amicizia e della simpatia che reciprocamente avevamo provato. A partire da quel momento ho conosciuto Margherita, prima c’erano stati  in fondo solo brevi accompagnamenti nel corso della vita, e ho trovato una persona veramente unica.

Non potrò mai dimenticare che quando c’incontravamo la sera e poi io tornavo a casa da sola, appena arrivata a casa ricevevo, sempre con mia grande sorpresa, una sua telefonata. Non mi era mai successo, non avevo mai incontrato persone o parenti che si preoccupassero per me, che mi pensassero dopo che ero andata via. Solo Margherita manteneva il pensiero e si preoccupava  pensando  che mi potesse succedere qualcosa. Sicuramente nasco deprivata di affetti e di attenzioni, e Margherita con queste iniziative mi ha toccato profondamente e il rapporto è diventato, almeno per me, di grande vicinanza come una sorella e più di una sorella.

Era un piacere poi vedere quel rapporto d’amore reciproco che univa Marghe a Roberto, che traspariva da tutti i pori e da tutte le parole, mi provocava una gioia immensa, mi dicevo: “allora esiste l’amore”. Credo che  Margherita abbia capito la mia solitudine affettiva  e risposto ad essa o forse  era proprio una sua capacità naturale. Per poter parlare di Margherita mi trovo a parlare di me, ma credo sia perché Marghe  instaurava rapporti  unici con le persone, questo sicuramente rendeva ogni incontro molto personalizzato e molto significativo.

Anche con mio figlio, Giulio  per qualche mese  è stato stabilmente a Roma per uno stage all’Anti Trust, aveva stabilito un rapporto di tipo parentale, proprio come una zia. A me mancavano da sempre rapporti parentali affettuosi, oltre ad essere ormai orfana, avevo due  sorelle che non hanno mai manifestato affetto  verso mio figlio, solo un riconoscimento della sua esistenza. Questo aspetto mi ha fatto provare e provo ancora una profonda e piena di gratitudine verso Margherita.

Lo stesso è successo verso la mia nipotina Sofia, Margherita  aveva sempre  un pensiero per lei, sapeva che la mia vita da quando era nata Sofia era cambiata e  questa bambina aveva una importanza enorme nella mia vita. Solo Margherita faceva un salto a casa mia per salutarla, Marghe arrivava, lei riusciva in mezzo ai suoi tanti impegni e amicizie, a trovare un po’ di tempo per me e per Sofia, le portava un regalino, a volte anche mi dava, senza che Sofia ci fosse, qualcosa per lei, qualcosa che aveva visto e che le aveva fatto pensare a Sofia e a me.

Abbiamo trascorso molte giornate insieme quando Roberto partiva e per me erano “vacanze serene” senza guardare l’orologio; andavamo al mercato di via Tiziano, in libreria , al cinema, a vedere le mostre di arte,  a cercare asciugamani colorati, a cercare nuovi bistrot per mangiare a pranzo e qualche volta si fermava a dormire a casa mia. Siamo andate a Genova insieme quando ancora lavoravo sia a lì che  a Roma , (per cinque anni tutte le settimane ero un po’ a Roma e un po’ a Genova), a Marghe   era molto piaciuto il centro storico, ma io ricordo che in quei giorni l’avevo anche  lasciata sola a girare per la città  e mi era dispiaciuto molto, ma il lavoro nel mio studio mi chiamava. Ricordo una settimana intensa in Sardegna in quella bella casa sul mare e ricordo una vacanza in montagna a Castelrotto dopo che era stata operata e aveva fatto un ciclo di chemio.

La vitalità, la voglia di sorridere, di esplorare, di curiosare in conventi e in paesini sembrava proprio non abbandonarla. Percepivo la sua forza vitale accanto a una grande delusione che aveva ricevuto dal suo stesso corpo. La stanchezza a volte la inondava, andava a riposarsi e poi riprendeva tutte le sue energie e ripartivamo, spesso in macchina, a perlustrare la montagna.